Topotoma e il pittore della natura
Era una bella giornata di primavera e Topotoma si era appena svegliato.
Dopo essersi lavato il musetto diede uno sguardo alla sua dispensa: «Di roba da mangiare ce n’è ancora parecchia! Ma stare a casa con un tempo così bello mi sembra uno spreco» pensò.
Sapeva che il suo amicone Tupun, che era solito accompagnarlo nelle sue passeggiate, era via a far visita ad alcuni parenti, ma decise lo stesso di uscire.
Si mise in spalla il suo piccolo zainetto e decise di dirigersi verso una abitazione non troppo distante.
La casetta di legno che voleva raggiungere era per buona parte dell’anno disabitata. Veniva usata, di tanto in tanto, da alcuni pastori che, dopo qualche giorno, la lasciavano vuota ma, molto spesso, con qualche provvista di cibo.
«Se sono fortunato, oltre ad una bella gita mi pappo anche un bel pezzo di cacio».SLURP
Dopo aver percorso un tratto di un sentiero decise di prendere una scorciatoia e di attraversare un grande prato con l’erba alta.
Camminava con cautela sapendo che, dietro ad ogni foglia, poteva nascondersi qualche gattaccio o qualche serpentello affamato e, dopo una mezz’oretta si trovò davanti ad un paesaggio stupendo: il grande prato che aveva attraversato e che mostrava diverse tonalità di verde confinava con un bellissimo bosco di larici. C’era una esplosione di profumi e di colori e alcune farfalle danzavano felici sull’erba.
Proprio li, vicino alla casetta, Topotoma vide qualcosa di inaspettato.
Un uomo, con una grande barba bianca stava in piedi, concentrato di fronte ad un piedistallo.
Teneva in mano un pennello e, di tanto in tanto, dopo averne bagnato la punta con un colore, dava qualche colpetto leggero ad una tela.
«Caspiterina! Un pittore. Sembra stia facendo un ritratto alla casetta di legno» pensò, poi, curioso come sempre, decise di avvicinarsi piano piano per vedere da vicino.
Il topino rimase molto colpito quando si accorse che, sulla tela, la piccola casa era solo una parte del quadro in cui, invece, risaltava un bellissimo cervo. Era sbalordito da fatto che più si avvicinava al dipinto più l’animale gli sembrava vero. Aveva forte la sensazione che, da un momento all’altro, il maestoso animale disegnato avrebbe fatto un balzo e sarebbe uscito dai confini della pittura.
«È bellissimo!» esclamò il topo dentro di sé e, mentre si avvicinava sempre di più al pittore, inavvertitamente schiacciò con una zampa un rametto di legno.
Un rumore acuto ruppe il silenzio. SNAP!
L’uomo davanti al quadro si voltò di scatto e, appena visto il topo, gli sorrise e gli fece cenno, con il dito indice puntato tra le labbra, di fare silenzio.
Topotoma rimase immobile trattenendo persino il respiro ma non capiva perché il pittore gli avesse chiesto di non fare rumore. Poi, un istante dopo, alzando lo sguardo vide, a fianco di un albero, un cervo imponente.
«Per tutti i formaggi! Ora capisco perché il signore vuole che non faccia chiasso, è per non spaventare il suo modello!»
L’animale davanti al pittore dava l’impressione di essersi fermato, vanitoso, proprio per farsi ritrarre. Aveva un mantello liscio, di colore bruno e delle zampe lunghe e muscolose con degli zoccoli stretti ed appuntiti. Il collo era snello ma possente e terminava in una testa allungata che portava due enormi corna.
Era elegante, sontuoso e sembrava un re. Topotoma capì perché venisse comunemente chiamato: cervo nobile.
La bestiola rimase ferma, in posa, ancora per qualche istante poi, all’improvviso, con un paio di poderosi salti scomparve nel bosco.
In quel preciso istante l’anziano disegnatore si girò vero il piccolo roditore e rivolgendosi a lui domandò, in animalese: «Hai visto rumoroso topino, quanto è bello? È di una eleganza incredibile!»
Il topino rimase sbalordito. Un uomo che parlava la lingua degli animali… mai vista una cosa così!
Dopo essersi ripreso dallo stupore il roditore rispose: «Sì signore, ho visto. Era proprio maestoso quel cervo ma, credetemi, sono molto più colpito dal fatto che voi parliate la mia lingua. Siete anche in grado di capirmi?»
Il pittore sorrise divertito: «Sì topo, se parli piano riesco a comprendere i tuoi squittii così come capisco gli abbai dei cani e i bramiti dei cervi. Sai, ho passato tutta la mia vita a studiare e disegnare voi animali ed ora… sono in grado di comprendervi. Comunque capisco il tuo stupore. Anch’io rimasi a lungo sconcertato quando mi resi conto di sapere la vostra lingua. Ti dirò di più: per un bel po’ di tempo ero convinto di essere impazzito! Poi ho capito che si trattava di un dono e ho imparato a conviverci. Ora sono felice di averlo perché, forse anche grazie a questa mia capacità, i quadri che faccio mi sembra siano ancora più reali e belli».
«In effetti» rispose Topotoma «Lei disegna molto bene. Mi creda se le dico che il cervo che ha dipinto sembra ancora più elegante e vero dell’originale»
Poi, preso dalla curiosità chiese: «Ma lei dipinge solo animali?»
L’artista fece cenno di si con la testa: «Sì piccolo amico. Io sono un animalier, un pittore di animali. Prediligo quelli selvatici ma… mi piacete tutti. Già da piccolo mi divertiva ritrarvi. Forse perché in voi vedo un fascino che gli uomini non hanno più o hanno perso. Nei vostri sguardi, nei vostri atteggiamenti, io vedo un legame profondo con il mondo che vi circonda, con la natura e questo mi attrae tantissimo».
«Scusi posso sapere qual è il suo nome?» chiese timidamente Topotoma.
«Certo amico mio. Il mio nome e Nick, e tu?»
«Io sono Topotoma. Vivo vicino al ponte ad arco che c’è a mezz’ora di cammino da qui. Ma perdonami Nick, tu di topi ne hai mai disegnati?»
L’anziano pittore sorrise divertito poi rispose: «Certo! Ho disegnato anche voi topolini. Adesso che mi ci fai pensare, in particolare me ne ricordo uno che, mentre cammina disattento, viene notato da un lupo affamato».
«Per tutti i formaggi un lupo! Una situazione in cui non vorrei proprio trovarmi!» rispose Topotoma drizzando le orecchie.
Dopo qualche attimo di silenzio l’uomo riprese a parlare mentre, con molta cura, ripiegava il cavalletto e metteva pennelli e tavolozza dentro una valigia di legno.
«Comunque, mio piccolo amico, devi sapere che voi roditori siete, da sempre, molto ben rappresenti nell’arte. Già nell’antichità il topo era presente in mosaici, bronzi, gemme per anelli e ciondoli. Anche nelle epoche più vicine a noi sono numerosi i quadri in cui siete raffigurati. D’atra parte siete degli animaletti la cui storia si accompagna a quella degli uomini».
Topotoma sorrise contento. Era proprio soddisfatto del fatto che la sua specie fosse artisticamente importante.
Terminato di sistemare i suoi strumenti di lavoro e riposta la tela del cervo dentro una valigiona, Nick si rivolse nuovamente al topino: «Amico mio, io avrei bisogno di riposare. Alcuni pastori che conosco mi hanno lasciato le chiavi della casetta di legno qui di fronte. Vuoi tenermi compagnia? Penso che dentro casa abbiano lasciato qualche pezzo di formaggio».
«Grazie ma… non vorrei disturbare anche se, lo ammetto, un pezzetto di cacio me lo papperei volentieri».
«Allora topino non essere timido. Entra con me» rispose Nick.
La porta dell’abitazione si aprì cigolando e la stanza in cui entrarono era arredata con poche cose e tutte di legno: una dispensa; un tavolo con quattro sedie; un paio di mensole. Nella stanza vicina, invece, c’era un armadione di pino e un vecchio letto in metallo, tutto arrugginito, con due materassi poggiati sopra le reti.
Nick aprì la dispensa e ne tirò fuori una mezza forma di toma e, con un coltello tascabile, ne tagliò una bella fetta che diede al topino.
Topotoma ringraziò e incominciò a mangiare. Finito di ingoiare l‘ultimo pezzetto si accorse che Nick si era appisolato su letto. Pensò che non fosse il caso di disturbarlo e, un po’ dispiaciuto di non poterlo salutare, se ne uscì per tornare nella propria tana.
Il giorno dopo Topotoma si svegliò con il desiderio di ritornare alla casetta nel bosco. Voleva salutare bene il suo nuovo amico e, magari, vederlo disegnare ancora.
Così, dopo un bel po’ di cammino, Topotoma si ritrovò nello stesso luogo del giorno prima.
Fu molto contento nel vedere che Nick era ancora lì, in piedi, davanti al piedistallo, concentrato sugli ultimi ritocchi al dipinto del cervo.
Si avvicinò e lo salutò: «Ciao Nick».
«Ciao Topotoma. Che piacere rivederti. Scusa ancora per ieri ma ero molto stanco e mi sono addormentato senza salutarti».
«Figurati Nick, nessun problema. Oggi speravo proprio di rivederti. Cosa fai? Continui l’opera d’arte?»
«Sì, ma ho quasi finito. Mi mancavano pochi dettagli dello sfondo. Sai che ieri, al mio risveglio, ho avuto una bella idea?».
«Ah, sì? E quale?»
«Pensavo che se ti va… potrei farti un ritratto».
«Caspiterina! Certo che mi farebbe piacere ma… dopo che hai disegnato quel cervo maestoso… forse disegnare un topo è, per te, meno affascinante».
Il pittore si fece serio e rispose: «Ti sbagli amico mio! Tutti gli esseri viventi hanno un loro fascino. Sta all’artista fare apparire la bellezza, anche interiore, del proprio modello».
Quindi aprì la mano e invitò il topo a salirci sopra. Lo appoggiò delicatamente su un piccolo muretto a fianco della casa e sostituì il quadro con il cervo con una tela nuova, tutta bianca.
Furono ore liete. I due amici si raccontarono l’uno dell’altro condividendo storie buffe e aneddoti divertenti della loro vita.
Nick, grazie ai racconti di Topotoma, ebbe modo di conoscere meglio le abitudini dei topi e, viceversa, Topotoma apprese da Nick curiosità e particolari del mondo dell’arte e della pittura. Ad esempio rimase molto colpito dal venire a sapere che un grande pittore, di nome Dalì, per dipingere i suoi famosi “orologi sciolti”, si fosse ispirato ad un formaggio molle francese.
Terminato il quadro i due si misero ad osservarlo soddisfatti, poi Nick disse: «Dovremmo dargli un titolo, un nome».
«Se sei d’accordo io lo chiamerei armonia» disse Topotoma .
«Eccome se sono d’accordo caro amico topo! È proprio il titolo giusto! Spiega bene quello che c’è stato tra noi e che ha dato vita alla tela: due animali di specie diverse che fan parte della stessa natura e che riescono e vogliono essere amici.»
Prima di salutarsi mangiarono assieme un bel pezzo di formaggio e, mentre masticavano, continuarono a guardare, soddisfatti, il quadro.
Era proprio armonioso!
Topotoma and nature’s painter
It was a beautiful spring day and Topotoma had just gotten up. After refreshing a bit he looked at his pantry and thought, “There is still plenty of food to eat! But what a waste to stay home on such a beatiful day.”
He knew that his best friend Tupun, who was used to going with him on his walks, was away to visit some relatives, but he decided to go out anyway.
He put his backpack over his shoulders and decided to walk towards a residence not too far away.
The little wooden house he was going to was mostly deserted during most of the year. It was used seldom by some shepherds who, after a few days, would leave it and often they would leave some food there.
“If I am lucky, I will not only get a good walk, but I could also find a nice piece of cheese.” SLURP
After some time walking, he decided to take a shortcut through some high grass in a large field.
He was being very careful knowing that behind every leaf there could be some nasty cat or a hungry snake, and about half an hour later he found himself in a beautiful spot. The field he had crossed had many beautiful shades of green and was right next to a beautiful wood of larch.
There was an explosion of smells and colors and some butterflies were dancing happily on the grass.
Right there, close to the house, Topotoma saw something unexpected.
A big man, with a large white beard, was standing up and paying close attention to a pedestal.
He was holding a brush and, ever so often, he would dip it into some color and would then brush it on a canvas.
“Wow! A painter. Looks like he is making a painting of the little house,” he thought, and then curious as he always was, he decided to get slowly closer to be able to see better.
The little mouse was very impressed when he noticed that on the canvas the little house was only a small part of the painting where, he noticed, there was a beautiful image of a deer. He was amazed that the closer he got to the painting the more the deer looked real. He almost had the feeling that at any moment the majestic painted animal might jump and could escape from the painting.
“ It’s beautiful!” he thought to himself, and while he was getting closer to the painter, he inadvertently walked on a small piece of wood.
A loud noise broke the silence. SNAP!
The man in front of the painting turned around quickly, and once he saw the little mouse, he smiled at him and gestured with a finger between his lips to be quiet.
Topotoma stayed very still even holding his breath, but couldn’t understand why the painter wanted him to be so quiet. Then suddenly, looking up next to a tree he noticed a huge deer.
“For the love of cheese! Now I understand why the painter doesn’t want me to make noise. It’s so I won’t scare his model!”
The animal in front of the painter gave the impression of having stopped intentionally so it could be painted.
He had such a smooth coat, brown coloured and long, strong legs with narrow and sharp hooves. The neck was thin but powerful and ended with an elongated head mounted by two enormous horns.
It was elegant, majestic, and looked like a king. Topotoma understood why it was commonly called noble deer.
The deer stayed still a bit longer then suddenly, with a couple of powerful jumps disappeared in the woods.
At the same time the old painter turned around towards the little mouse and using his animal language asked: “Have you seen little noisy mouse, how beautiful it is? It’s incredibly elegant!”
The little mouse was still shocked! A human who could talk the animal language….never seen anything like it!
After the initial surprise he answered: “Yes Sir, I saw! It truly was a majestic deer, but, believe me, I am much more impressed by your ability to speak my language. Are you able to understand me?”
The painter, rather amused said: “Yes mouse, if you talk to me slowly I can understand your sqeaks, the same way I can understand the barking of a dog or the bellows of a deer. You know, I spent all my life painting animals…and now I am able to understand you. Anyway I understand why you are surprised. I myself was surprised when I realized I could speak your language. I’ll say more, for a while I thought I had gone mad! Then I understood that it was a gift and I have learned to live with it. Now I am happy to have done it because thanks to this ability, the paintings I do seem to be more realistic and beautiful.”
“I agree” answered Topotoma. “ You are a really good painter. But trust me if I tell you it seems even more elegant and real than the original.”
Then, feeling more curious he asked: ”Do you only paint animals?”
The painter nodded positively:”Yes, my little friend. I am an animalier, an animal painter. I prefer feral ones but…I like all animals. Since I started painting I enjoyed painting animals. Maybe because in animals I see something men have lost or no longer have. In your eyes, in your attitude, I see a deep connection with the world around you, with mother nature, and this I feel very strongly”.
“May I ask you what is your name” Topotoma asked timidly.
“Sure, my friend. My name is Nick, and you are?”
“I am Topotoma. I live close to the arched bridge about a half hour walk from here. But forgive me Nick, have you ever painted a mouse?”
The old painter smiled and answered:” Sure! I painted several of you. Now that you mention it, I remember one in particular who, while walking without paying attention, was noticed by a hungry wolf.”
“For the love of cheese, a wolf! One of those circumstances I would never want to find myself in!’Topotoma said with his ears up.
After a brief pause, the old man started talking again while, very carefully, he was folding his easel and putting his brushes and palette inside a wooden box.
“Anyway, my little friend, you must know that you little rodents have always been well documented in arts. Already in ancient times mice were portrayed in mosaics, bronze, gems for rings and pendants. On the other hand you have always been close to humans”.
Topotoma smiled happily. He was very proud to know that his species was so artistically important.
After he finished putting his working tools and the canvas with the deer in his big suitcase, Nick spoke again to his little mouse friend: “My friend, I really need to rest. Some shepherds I know have left me the key to the little wooden house. Would you like to come inside with me? I think they might have left some pieces of cheese”.
“Thank you, but….I would really rather not intrude, even though, I will admit, a little piece of cheese would not be a bad idea”.
“Then my little mouse friend, don’t be shy. Come on in with me” Nick said.
The door to the little house creaked open and the room they were in was barely furnished with wooden items: a pantry, a table with four chairs, a couple of shelves. In the next room there was a pine armoir and an old metal bed, all rusty, with two matresses laid on the bed frames.
Nick opened the pantry and took out a half round of cheese, and with a folding knife, he cut a generous slice and gave it to the little mouse.
Topotoma thanked him and started eating. When he finished eating it he realized that Nick was resting on the bed. He though it would not be nice to bother him, and a little disappointed not to be able to say goodbye, he prepared to leave and go back home.
The next day, Topotoma woke up thinking about the little house in the woods. He wanted to say hi to his new friend and perhaps see him paint again.
So, after quite a walk, Topotoma found himself in the same place he had been the day before.
He was very happy to see Nick still there, standing up in front of the pedestal, giving the last finishing touches to his deer painting.
He got close and greeted:” Hallo Nick”.
“Hello Topotoma, How nice to see you. I am sorry about yesterday but I was really tired and I fell asleep without saying goodbye”.
“Don’teven mention it, Nick. I was hoping to see you today. Are you finishing your beautiful painting?”
“Yes, I am almost finished. There are just a few details. You know that yesterday, after waking up, I had a great idea?”
“Really? And what is it?”
“I was thinking that if you wanted….I could make a drawing of you”.
“Wow! That would be great, but…after painting a majestic deer …perhaps making a drawing of a little mouse would be much less intersting for you”.
The painter became serious and answered, “You are wrong, my friend! All living creatures have something fascinating about them. It is the artist’s job to express that beauty, also the inner beauty, of what his models are”.
Then he opened his hand and invited the little mouse to hop on.
He then laid him delicately on a little wall beside the house and replaced the painting of the deer with a new canvas, a brand new one.
Time went by very peacefully. The two friends told each other fun stories about their lives.
Nick, thanks to Topotoma, was able to learn a lot about mouse habits and viceversa, Topotoma learned from Nick many things about art and painting. For instance he was very impressed when he learned that a great painter named Dali’, in order to paint his renowned “melted watches” had been inspired by a soft French cheese.
Once the painting was finished the two friends contemplated the work with satisfaction and then Nick said:”We have to give it a name, a title”.
“If you agree, I would name it harmony” Topotoma said.
“I totally agree, my dear mouse friend! It’s exactly the right name for it!
It explains very well what happened to us and what inspired the work: two different species who belong to the same natural world and want to be friends”.
Before parting ways they ate together a nice big piece of cheese and, while they were chewing, they kept looking at the painting with satisfaction.
It was truly harmonious!