Perché mi chiamo Topotoma? (nomen omen)

C’è stato un periodo, quando ero ancora un topo piccolino, in cui mi sono chiesto il perché del mio nome.
Topotoma è sicuramente un nome originale, molto adatto ad un roditore goloso di formaggio quale sono io, ma quale era stato il motivo per cui la mia mamma ed il mio papà mi avessero chiamato così… era un mistero.
E così, un giorno, decisi di chiederlo alla mia mamma, una topolona molto indaffarata chiamata Occitana.
Ancora adesso, che è anziana, non riesce a stare ferma un minuto, ma tanto tempo fa, quando le posi la domanda, io ed i miei nove fratelli la tenevamo mooolto occupata e non aveva certo tempo libero.

I miei fratelli ed io eravamo una banda di birboni.
Passavamo giornate intere a rincorrerci ed a giocare a nasconditopo, (un gioco molto simile a nascondino), sempre pronti a combinare guai, sporcandoci rotolando nell’erba.
Tra tutti noi il più scalmanato è sempre stato Tupas, mio fratello più grande, era particolarmente famoso tra tutti noi piccolini per la sua incredibile capacità di arrampicarsi sugli alberi.
Tra i tanti guai che mio fratello combinò in gioventù ne ricordo particolarmente uno in cui, il nostro papà, dovette scusarsi tanto con una famiglia di scoiattoli, arrabbiatissima per le continue scorribande di Tupas nella loro tana.
Quel birbone si divertiva rubando delle noci dalla loro dispensa e poi, da un ramo, lanciandole cercava di centrare un piccolo stagno posto nelle vicinanze. La cosa, ovviamente, non piacque nemmeno alla famiglia dei rospi!

Un giorno, mentre Occitana era intenta a stendere i panni, mi avvicinai e le chiesi: “Mamma, scusa…”.
“Dimmi mio piccolo tesoro”.
“Senti mamma, ma perché io mi chiamo Topotoma?”.
Occitana si voltò e, sorridendo in quel modo come solo le mamme sanno fare, mi disse dolcemente: “Mio piccolo topino stai proprio crescendo!”
“Non capisco? Cosa vuoi dire mamma?”
“Vedi tesoro” continuò poggiando i vestiti e sedendosi vicino a me: “Quando qualcuno si chiede il perché delle cose vuol dire che sta diventando grande. I piccoli non si fanno molte domande, i grandi si.”
Sinceramente non capii appieno che cosa volesse dire, ma l’idea che Occitana mi considerasse cresciuto, mi riempiva di orgoglio.
“Grazie mamma. Anche papà ha detto che sto crescendo in fretta. Scusami però, non hai risposto alla mia domanda!”
“Vedi caro, è una storia lunga, legata ad un fatto accaduto proprio quando tu e tua sorella Fragolina siete nati.
Ora non ho tempo di raccontartelo, ma se vuoi questa sera, prima di andare a dormire, ti racconterò tutto”.
“Va bene” risposi io, ma aggiunsi: “Aspetterò mmahh… sono proprio tanto curioso. Non puoi dirmi qualcosa adesso?”
“Bimbo mio, non essere impaziente. I grandi devono imparare ad aspettare. Vedrai, questa sera, sarai soddisfatto. Adesso lasciami finire di stendere i vostri vestitini: ce ne sono un sacco perché voi, birboni, vi sporcate come dei porcellini”.
A malincuore lasciai Occitana continuare nel suo lavoro ed io ritornai dai miei fratelli a giocare a saltagrillo, un gioco molto simile alla cavallina.

Quella sera la cena mi sembrò infinita. Avevo la sensazione che non si finisse mai di mangiare. Mi ricordo che il mio papà aveva portato a casa un cibo buonissimo, ma che si mangia raramente dalle mie parti: due pannocchie di granoturco ottenute barattando i mirtilli raccolti qualche giorno prima.
Il mais da maturo è buonissimo e le cariossidi, (il frutto del mais, il chicco), scricchiolano sotto i denti che è un piacere.
Comunque quelle due benedette pannocchie sembravano non finire mai mentre io bruciavo di impazienza.
Finalmente la cena finì e la mamma, dopo aver sparecchiato e sgridato Tupas che tirava i capelli a Topetta, (la mia sorellina con le trecce), chiamò tutti a raccolta in sala e iniziò il racconto delle origini del mio nome.

“Bambini” squittii dolcemente Occitana: “Questa sera voglio raccontarvi una storia curiosa. Voglio che sappiate come è nato il nome di Topotoma e di Fragolina”.
Ad eccezione del solito Tupas, intento a infastidire Rattino (il mio fratellino più piccolo), tutti si concentrarono sulla mamma.

“Tanto tempo fa, quando avevo nella pancia Fragolina e Topotoma, papà ed io siamo andati a trovare TopaNonna su, in montagna.
Qui, in casa, zia Topona si era resa disponibile a guardare Tupas, Torcetta e Bundamat all’epoca piccolini. Quando, dopo un lungo tragitto, papà ed io arrivammo dalla nonna lei, come al solito, ci offrì una pappa buonissima ed originale: la polenta con sciolta la toma d’alpeggio accompagnata da… fragoline di bosco essiccate. SLURP!
E’ una ricetta squisita, che solo TopaNonna sa preparare in modo eccezionale.
Comunque, avanzammo un bel po’ di quel cibo delizioso e lo mettemmo con cura dentro a dei vasetti, che poi stipammo dentro gli zaini per portarceli a casa.
Dopo una buona oretta di cammino fummo colti di sorpresa da un temporale violentissimo. Infatti, come spesso capita in montagna, il tempo cambiò velocemente e la giornata, da bella quale era, si trasformò. Nebbia, pioggia, fulmini presero il posto del bel sole di qualche oretta prima.
Così papà ed io ci trovammo costretti a cercare un rifugio d’emergenza. Eravamo bagnati fradici e non riuscimmo a trovare riparo decente.
Le topine incinte non devono ammalarsi ed eravamo preoccupati che tutta quell’acqua potesse fare male a me ed ai piccoli portati in grembo.
Quando ormai perdemmo ogni speranza, il caso volle che finissimo di fronte ad una grotta, chiusa da una porta di legno.
Ne papà e tantomeno io, avevamo mai visto quel posto ma fummo felicissimi di trovarlo.
Entrammo attraverso una fessura della porta e, appena dentro, sentimmo un forte odore di formaggio. Capimmo subito di essere finiti, per puro caso, in una grotta per la stagionatura delle Tome.
Sono posti, umidi e protetti, vengono chiamati di solito: crutin.
I fulmini, di tanto in tanto, illuminavano l’oscurità della caverna lasciandoci intravedere i ripiani di legno con sopra appoggiate tante forme di cacio.
Dopo esserci asciugati come potevamo, stanchi morti ci mettemmo a dormire.
Quando ci risvegliammo il temporale era finito, ma io non riuscivo a muovermi. Avevo un forte dolore alla pancia e ogni movimento, anche minimo, mi procurava un gran dolore.
Papà era tanto preoccupato e decise, a malincuore, di lasciarmi da sola tornando indietro per chiedere aiuto alla nonna.
TopaNonna e papà arrivarono nel crutin giusto qualche istante prima che io partorissi due topini: un maschietto ed una femminuccia.
Erano proprio belli, tutti rosa rosa e con gli occhietti chiusi.
Erano affamati ed infatti, subito, si attaccarono alle mie mammelle, ma anch’io avevo una fame da lupo. Così, mentre loro succhiavano come dei forsennati io mi pappai velocemente il contenuto dei due vasetti con polenta e fragoline e un bel pezzo di Toma preso da papà arrampicandosi su un ripiano della grotta.
Quando TopaNonna mi chiese come avrei chiamato i due topini, dato il luogo che ci ospitava, considerato il cibo che avevo appena mangiato, mi è sembrato naturale, (in accordo con papà) chiamare una Fragolina e l’altro Topotoma”.

Tutti noi topini rimanemmo per un attimo in silenzio.
Per tutti fu una storia fantastica ma per me… eccezionale!
Tra me e me, ero orgogliosissimo di essere nato in una grotta dove si stagionavano le Tome (SLURP!) e, per la felicità abbracciai prima Fragolina e poi la mamma.

P.s.: tempo addietro, in biblioteca, con il mio amicone Tupun, ho letto che gli antichi erano convinti che nel nome di un individuo ci fosse descritto il suo destino. Insomma che gli eventi della esistenza di un essere vivente fossero già piuttosto evidenti nel nome della persona. Sarà così??