Storia della musica per topini 1

Carissimi topini,

l’altra sera vi ho spiato mentre giocavate nel prato, correvate e saltavate felici. Alcuni di voi battevano forte le zampette scandendo un ritmo preciso, altri la codina, altri ancora riproducevano il rumore del treno e qualcuno imitava lo sciabordare delle onde del mare… Ho chiuso gli occhi e per un attimo mi è sembrato di ascoltare un concerto per piccola orchestra di percussioni! Voi non lo crederete, ma siete tutti degli ottimi musicisti. Io lo so! Se ci mettiamo una zampetta sul cuore ne sentiamo il battito, la percussione, abbiate fiducia: la musica è già dentro di noi, dobbiamo solo farla uscire… “Ma come si fa?” vi starete chiedendo.  Eh già…Come si fa? Be’, sono qui apposta per raccontarvelo.

METTETEVI COMODI E APRITE BENE LE ORECCHIE!

Per far uscire la musica dobbiamo usare uno strumento musicale, giusto?

Alcuni strumenti li possiamo usare in qualsiasi momento. Uno di questi è la voce. Quante canzoni possiamo intonare, quanti rumori, suoni possiamo produrre con la nostra voce? Un’infinità! Non parliamo poi delle varie parti del nostro corpo… Se battiamo le zampette tra loro o su alcuni punti del busto e degli arti, produciamo suoni differenti. Insomma, siamo una vera e propria batteria vivente!

Da queste belle esperienze e molte altre, gli esseri umani hanno iniziato ad appassionarsi sempre più ai suoni, tanto da inventare veri e propri strumenti per poter tirare fuori tutta la musica che abbiamo dentro! IL PIANOFORTE, per esempio, fu inventato circa 300 anni fa prendendo a modello numerosi esperimenti che i costruttori avevano realizzato utilizzando corde, casse armoniche e tastiere.

Per questo motivo, tanto tanto tempo fa, presso la Corte del Gran Principe Ferdinando a Firenze dove si riunivano abitualmente pittori, scrittori, musicisti e poeti, un compositore di nome Giovanni Maria Casini, si rivolse annoiato al Principe e guardando il clavicembalo sistemato accanto a loro disse:” Eh purtroppo il clavicembalo è uno strumento che non riesce ad esprimere tutto il sentimento umano, bisognerebbe inventare qualcosa di nuovo” …

Il Principe, che prendeva in gran considerazione quello che diceva il suo amico Giovanni e pensando al suono del suo vecchio cembalo, così metallico e pizzicato, tanto da sembrare un’orchestra di chitarre, bellissimo ed interessante, ma ormai conosciuto, decise di scrivere ad un famoso cembalaro affinché si presentasse a Palazzo per risolvere la questione.

Bartolomeo Cristofori costruiva da sempre cembali come quello che si trovava nel salotto del Principe e non aveva alcuna idea di ciò che potesse chiedergli Ferdinando.

“Signor Cristofori, il cembalo ha troppi limiti, il suono non si avvicina per niente a quello della voce e dei sentimenti, voglio uno strumento nuovo, s’inventi qualcosa, dobbiamo far uscire dei suoni più umani”.

Bartolomeo Cristofori, salì a cavallo e ripartì per Padova dove aveva il suo laboratorio e si mise a pensare e ripensare…” E adesso?? Come potrò accontentare il Principe e i suoi amici? Come farò a far uscire da un cembalo un suono più umano? “ ,

Il povero cembalaro continuava a gironzolare intorno ai cembali che aveva nel suo magazzino e a fissare tutte quelle corde all’interno dei suoi strumenti. Non sapeva proprio che cosa fare, ma sapeva anche di dover fare qualcosa, altrimenti il Principe si sarebbe arrabbiato e non lo avrebbe più voluto. Il Principe Ferdinando non era cattivo, ma molto esigente e aveva tutte le intenzioni di lasciare un segno indelebile nella storia.

Fino a quel momento, le corde tese dentro l’enorme cassa dei cembali venivano pizzicate da una penna di corvo attraverso un meccanismo complicato che si azionava premendo dei tasti bianchi e neri e il suono prodotto era esile esile e molto metallico.

Bartolomeo non riusciva nemmeno più a dormire e si scervellava notte e giorno per capire come poter ottenere un suono nuovo.

Un giorno, mentre trafficava con i suoi cembali, montando e smontando parti di essi, rimase a fissare le corde tese dentro uno strumento a cui aveva tolto la tastiera, si arrabbiò perché non riusciva a farsi venire un’idea e diede un colpo alle corde col pugno chiuso: “maledizione! Non riuscirò mai ad accontentare il Principe Ferdinando!” e intanto, percosse dal pugno, le corde avevano iniziato a vibrare, l’aria a muoversi e un suono mai udito aveva raggiunto le orecchie del cembalaro, che smise subito di imprecare e diede un altro leggero pugno alle corde… Avvertì che qualcosa di straordinario era accaduto, iniziò addirittura ad annusare l’aria, ad avvicinare l’orecchio alle corde, fece un passo indietro e si precipitò al banco degli attrezzi, prese un piccolo martello di legno e si avvicinò ai fili metallici tesi nella cassa armonica. Iniziò a percuoterli partendo dal più grande al più piccolo ottenendo una scala musicale e questa volta il suono era ben diverso da quello prodotto da un pizzico, quello era davvero un suono nuovo!!

Bartolomeo era eccitatissimo, si sollevò dalle corde esultando e finì per sbattere la testa contro il coperchio del cembalo procurandosi un bernoccolo, ma ora aveva le idee chiare. Avrebbe costruito un nuovo strumento: il gravecembalo col forte e col piano, così venne chiamato il primo pianoforte della storia, capace di far uscire dei suoni molto diversi da quelli a cui erano abituati il Principe e i suoi amici.

Preparò una tastiera speciale. Ad ogni tasto incollò con resine particolarmente resistenti dei piccoli martelli di legno rivestiti in pelle di bue e li dispose in modo che ogni volta che il dito scendeva sul tasto, il martello saliva e batteva contro la corda, ritornando subito indietro, permettendole di vibrare e produrre un suono che nessuno aveva mai sentito prima di quel momento.

Topini belli, ma ve lo immaginate quanto potesse gioire Bartolomeo Cristofori?

Era felice e soddisfatto, ma non privo di preoccupazione. Temeva il giudizio del Principe e sperava davvero che tutto il suo lavoro venisse apprezzato. Partì con il suo cavallo al quale aveva legato un carretto con sopra il suo nuovo strumento e con gran parte dei suoi attrezzi. Le strade erano sterrate, piene di buche e ancora non era possibile prevedere il maltempo. Durante il viaggio sarebbe potuto succedere di tutto…

Ma secondo voi, Bartolomeo arrivò sano e salvo dal Principe?

Per saperlo, seguitemi…Ve lo dirò alla prossima suonata!

Ciao topini belli!!

Stefania Salvai-Giuseppe Costanzo