Storia della musica per topini 2

Carissimi topini,

stanotte vi ho sognati. Alcuni di voi erano sdraiati a prendere il sole vicino ad un ruscello in mezzo ai fiori profumati e qualcuno canticchiava, ma due di voi, attratti dallo scorrere dell’acqua hanno infilato le zampette nel fiumiciattolo e con un gran senso del ritmo hanno inventato una piccola base musicale pestando la superficie liquida e luccicante. I topini canterini, così supportati, hanno iniziato ad intonare canzoni vere e proprie attirando l’attenzione di tutti gli animali che si trovavano nei paraggi. E’ stato un sogno meraviglioso vedervi immersi nella natura e uniti dalla musica. Mi sono svegliata con un umore sereno e con una gran voglia di raccontarvi come andò a finire il viaggio di Bartolomeo Cristofori. Ve lo ricordate?

Eh sì! Il viaggio fu lungo e faticoso… Non si trattava di una distanza così grande, certo! Da Padova a Firenze oggi, con meno di tre ore di auto potremmo cavarcela, ma il povero cembalaro era a cavallo e non doveva attraversare semplici regioni senza confini, ma oltrepassare dei piccoli stati. In quel tempo infatti, l’Italia era frammentata in tanti staterelli e si badava molto a chi varcasse le frontiere e soprattutto per quale motivo. Insomma, un viaggio estenuante che partì dalla Repubblica di Venezia, si inoltrò per un breve tratto nello Stato Pontificio, nel Ducato di Ferrara per poi concludersi finalmente nel Granducato di Toscana…

Cristofori arrivò dal Principe tutto intero, ma con tutte quelle buche per strada (non esisteva l’asfalto naturalmente), il suo nuovo strumento ebbe evidenti segni di danneggiamento, tant’è che Ferdinando non poté mostrarlo subito ai suoi amici. Comprese però che quel grande esperto aveva lavorato sodo per progettare quella che sarebbe stata una vera e propria rivoluzione nella storia degli strumenti dunque non si perse in chiacchiere, gli offrì vitto e alloggio, un grande laboratorio e gli propose di sistemare la sua invenzione, perfezionarla ulteriormente, ma senza più muoversi da Firenze. Bartolomeo non se lo fece di certo ripetere due volte. Accettò e si mise immediatamente al lavoro. Sebbene il cembalaro mostrasse frequentemente al Principe i suoi progressi, ci vollero anni prima che il Gravecembalo col piano e col forte fosse pronto, ogni giorno Bartolomeo modificava qualcosa cercando di ottenere un suono che fosse sempre più espressivo e ricco. Purtroppo però il destino volle che il Principe morisse poco prima che il cembalaro gli mostrasse il primo vero esemplare di Pianoforte della storia e solo gli amici di Ferdinando poterono gioire della scoperta.

Ma com’era questo strumento?

Diciamo pure che abituati come siamo oggi ad ascoltare i suoni di una certa intensità, profondità, intonazione, timbrica, il pianoforte di Cristofori ci appare impreciso e poco intonato, ma decisamente affascinante… Se chiudete gli occhietti vi aiuterò ad immaginare la splendida sala musica dell’appartamento del Principe Ferdinando: affreschi sul soffitto a cupola, pareti damascate, tele rarissime circoscritte da cornici pompose. Candelabri di pregio, tendaggi morbidi e fastosi, colori fiabeschi e oggetti di gran valore, libri, tanti libri di ogni genere. Ecco che cosa ci racconta il suono del primo Pianoforte, il mondo del quale si circondava Ferdinando de Medici, un uomo che amava immensamente l’arte, la cultura tanto da farne una ragione di vita, trascurando per lo più i suoi doveri di governatore. Certo è che senza la sua passione smisurata per la musica forse oggi la nostra storia avrebbe un epilogo differente, un finale di tutt’altro tipo, invece, grazie a lui per più di 300 anni il re degli strumenti musicali, attraverso la fantasia di uomini dalla mente rigogliosa e geniale, ha prodotto migliaia e migliaia di composizioni che hanno deliziato e arricchito lo spirito degli esseri umani, rendendoli migliori.

Ora, topini cari, possiamo aprire gli occhi e continuare a riflettere sui benefici indiscussi di questa grande invenzione…

Vi siete chiesti, dunque, come fu accolto il pianoforte dai musicisti di quell’epoca? No?? E allora ve lo dico io!

Alcuni la considerarono una straordinaria invenzione, altri invece non ne compresero l’importanza e invece di utilizzarlo, sperimentarne i suoni, imparare a gestirlo, lo ridussero a semplice mobilio. La storia, topini cari, spesso insegna che di fronte alle novità, il più delle volte opponiamo resistenza… già! E’ molto più comodo e rassicurante usare lo stesso telefono, lo stesso pc, scaldare le vivande nello stesso fornetto a microonde, percorrere la stessa strada, sappiamo già quali tasti premere per ottenere immediatamente quello che desideriamo e per strada affrontiamo con sicurezza le stesse curve raggiungendo la nostra meta con destrezza. Le novità invece, sono davvero faticose…Intanto è necessario prendersi del tempo per attivare tutte le nuove funzioni, apprendere nuovi contenuti, ma soprattutto bisogna essere curiosi, molto curiosi, insomma moltissimo, ricordatevelo per sempre topini belli. La curiosità e l’interesse ci aiuteranno a sormontare qualsiasi limite. Siate curiosi sempre!

Topini belli, io lo so che voi lo siete davvero!! E come voi, lo furono anche tre misteriosi personaggi…

Uno si chiamava Domenico Scarlatti, l’altro Johann Sebastian Bach e il terzo George Friederich Haendel e quando nacque il pianoforte, tutti e tre avevano solo 13 anni, avevano messo da tempo le zampette su tastiere di ogni tipo e ben presto sarebbero diventati tra i musicisti più importanti del mondo.

Topini cari, non potete immaginare, quanta intraprendenza ebbero questi tre fanciulli e che cosa accadde nelle loro menti quando provarono per la prima volta il Pianoforte… cose da non credere!!

Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò la prossima volta…

A presto topini!! Fate sogni belli!

Stefania Salvai-Giuseppe Costanzo